Non è una novità che molti cactus siano commestibili

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Non è una novità che molti cactus siano commestibili

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La FAO  (Food and Agriculture Organization) la specializzata agenzia delle nazioni Unite, creata per vincere la fame nel mondo, suggerisce di valorizzare maggiormente il fico d'india, in particolare per l'alimentazione e per il foraggio del bestiame nelle zone aride e di non considerare questa risorsa come scontata. Nel corso del 2017, un anno che ha visto una intensa siccità  nel sud del Madagascar, "il cactus si è rivelato una fonte cruciale di  cibo, foraggio e acqua per la popolazione locale e i loro animali" superando quello che era precedentemente successo quando si erano fatti sforzi per sradicare le piante che venivano considerate come una specie infestante e senza valore. Ora il fico d'india è stato rapidamente reintrodotto. Le varie specie  di Opuntia hanno molto da offrire soprattutto se le piante vengono coltivate e quando vengono coltivare varietà orticole di Opuntia ficus-indica che hanno perso le spine e che le "mettono" solo dopo  eventi di stress. Ormai la specie è naturalizzata in molti paesi e le sue caratteristiche ne fanno un alimento utile nell'ambito dello sviluppo di sistemi agricoli e  zootecnici sostenibili. La coltivazione del fico d'india infatti sta lentamente espandendosi rispondendo alla necessità di coltivare piante maggiormente resistenti alla siccità, a  suoli degradati e che si comportino egregiamente alle temperature sempre più elevate.

Questo sviluppo parte dalla lunga tradizione del Messico, paese originario del fico d'India, e dove il consumo annuale pro capite di nopalitos, le pale (cladodi) giovani, è stimato in circa 6,4 chilogrammi annui.
Per diffonderne la conoscenza su come gestire efficacemente il fico d'india, FAO e ICARDA hanno pubblicato un interessante studio "Crop Ecology, Cultivation and Uses of Cactus Pear", un volume che contiene informazioni aggiornate sulle risorse genetiche della  pianta, sui suoi tratti fisiologici, su quali suoli preferisce e sulla  vulnerabilità ai parassiti.
Il libro offre anche suggerimenti sulle caratteristiche alimentari delle varie parti della pinta confermandone il valore del suo uso come per  secoli è stato fatto in Messico, suo paese nativo.



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