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Il substrato di cultura delle piante succulente - La Casa delle Grasse

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Il substrato di cultura delle piante succulente

Coltivazione
"Il terreno svolge funzioni fondamentali per il sostegno dell’apparato radicale. E’ costituito da rocce degradate, acqua, aria, sostanze organiche e si forma in seguito ad azioni chimiche, fisiche e biologiche. Nel terreno può avvenire sia la germinazione dei semi, ma anche la formazione di nuove piante attraverso metodi agamici, come le talee, o i germogli, la divisione dei cespi, rizomi, tuberi. Nel terreno avvengono gli scambi e le reazioni tra gli elementi e sono presenti i nutrienti che le radici possono utilizzare solo se disciolti in acqua." (Domenico, Prisa. (2019). Zeolititi e substrati per la propagazione di cactus e succulente. )
Per substrato di coltivazione  si intende: “qualunque materiale o combinazione di materiali utilizzati per garantire supporto, umidità, aerazione e nutrienti durante il processo di propagazione delle piante”.
Fatta questa premessa, per decidere in quale substrato coltivare le piante succulente, occorre analizzare il terreno tipo ove vegetano la maggior parte delle piante succulente.
La maggior parte delle piante succulente provengono da aree desertiche, o comunque aride. Sono terre nelle quali normalmente la penuria di umidità non consente ai materiali organici superficiali di trasformarsi rapidamente in sostanza organica rendendo i terreni, generalmente, poveri di humus. Inoltre, le precipitazioni limitate, unite ad una forte evaporazione superficiale, fanno sì che i sali minerali si concentrino nei primi centimetri di terra.
E' bene tuttavia osservare come, in natura, le piante succulente vivano in terreni di varia composizione, dai terreni sabbiosi, ai terreni argillosi, ai terreni ricchi di lava fino a terreni ricchi di gesso o salini. E' per questo che molti coltivatori tentano di riprodurre il terreno di origine ritenendo che in tal modo la pianta viva meglio e mantenga caratteristiche più simili a quelle delle piante nel loro habitat di origine.
Deve però osservarsi che talvolta una stessa specie vive in luoghi diversi e questi terreni possono presentare caratteristiche diverse per composizione, acidità, ecc..

Ariocarpus kotschoubeyanus (Lemaire ex K. Schumann) K. Schumann in habitat
Ariocarpus cofusus Halda et Horáèek in un habitat in Nuevo Leon in Messico
Ariocarpus cofusus Halda et Horáèek nel suo areale ad Aramberri nello stato di Nuevo Leon in Messico
Aztekium ritteri (Boed.) Boed. in habitat
Albuca consanguinea (Kunth) J. C. Manning & Goldblatt in habitat
Basandoci sulla nostra esperienza riteniamo che generalmente le piante succulente possono crescere bene su molti substrati e non occorre necessariamente riprodurre il terreno della zona di provenienza della pianta. Infatti, talvolta vediamo piante succulente coltivate in modo industriale crescere benissimo e rapidamente anche su terreni quasi esclusivamente organici.
E' tuttavia preferibile, per tentare di mantenere il più possibile le caratteristiche naturali della specie, utilizzare terricci ben drenati e non troppo ricchi di materia organica.
Un buon substrato deve consentire una buona areazione dell'apparato radicale (un substrato troppo ricco di terreno argilloso creerebbe un pericoloso terreno asfittico); essere ben drenato in modo da evitare il ristagno di acqua ed il conseguente marciume ed allo stesso tempo deve garantire la conservazione dell'umidità.
I materiali inerti hanno fra le varie caratteristiche importanti per una vita sana delle piante succulente quella della loro sterilità che li rende inattaccabili da insetti, muffe, funghi ed evitano l'eccessivo compattamento del terriccio, che spesso, provoca il soffocamento delle radici.
L’utilizzo di materiali drenanti infatti, garantisce il corretto flusso di ossigeno all’interno del vaso, permettendo una corretta aerazione e permettono un drenaggio delle acque stabile ed equilibrato, evitando i ristagni idrici, tanto temuti e tanto nocivi per la salute delle piante succulente. La pianta sarà in tal modo più robusta e dovremo effettuare ridotti trattamenti fitosanitari. La pianta sarà anche meno sensibile agli attacchi di parassiti e saranno certamente più facili i rinvasi con la possibilità di cambiare completamente il 'pane' di terra.
Come terriccio base può essere utilizzato il seguente substrato di coltivazione:
  • 1 parte di lapillo rosso di piccola dimensione (ca. 3 mm di diametro)
  • 1 parte di pomice tritata con granuli di piccola dimensione (ca. 3 mm di diametro)
  • 1 parte di buon terriccio torboso macinato fine (evitare terricci non ben decomposti e di basso valore commerciale).
Una diversa formulazione può essere:
  • 1 parte di lapillo rosso di piccola dimensione (ca. 3 mm di diametro)
  • 1 parte di pomice tritata con granuli di piccola dimensione (ca. 3 mm di diametro)
  • 1 parte di buon terriccio torboso macinato fine (evitare terricci non ben decomposti e di basso valore commerciale).
  • 1 parte di zeolite di piccola dimensione (ca. 3-5 mm di diametro)
  • aggiunta di cornunghia in piccole quantità.
Per quanto riguarda il riuso dei substrati può essere utile la pratica di disinfezione che risulta fondamentale per l’utilizzo del terriccio vecchio in culture delicate o in occasione delle semine. Lo scopo della disinfezione è quello di eliminare eventuali semi indesiderati, spore crittogamiche, uova e larve di insetti.
Alcune metodologie eseguibili sono le seguenti:
  • bagnare bene il substrato con acqua bollente
  • inserire il substrato in un forno a 100°C per almeno 30 minuti, o nel forno a microonde a tutta potenza per lo stesso tempo (non fatelo nel forno di casa!)
  • utilizzare formaldeide al 40% da diluire in acqua al momento dell’uso in rapporto di 1:50 (Cecarini, 2011).
Il terriccio sopradescritto è sicuramente un terriccio ben drenato e consente una buona aerazione alle radici e facilita le operazioni di rinvaso e di cambio del terriccio. Durante questa operazione potremo liberare con facilità dal terriccio le radici della pianta dal terreno  senza apportare danni all'apparato radicale.
Questa tipologia di substrato inoltre si dimostra anche ottima per prevenire marciumi letali consentendo all'acqua di non ristagnare nel terreno e garantendo, all stesso tempo, una buona ossigenazione delle radici.
Questo tipo di terreno può essere utilizzato praticamente per tutte le cactaceae, mentre per le piante succulente di norma può essere aggiunta una parte in più di terriccio torboso.
I materiali del composto base possono essere facilmente reperiti presso alcuni vivaisti specializzati. Se non li trovate, non disperate, come abbiamo detto le piante grasse di solito crescono agevolmente su substrati diversi.
Il terriccio base può essere preparato a partire da un buon terriccio torboso fine con l'aggiunta di sabbia grossolana di fiume. Evitate assolutamente l'uso di sabbie marine che potrebbero danneggiare la maggior parte delle specie per la presenza di sale, ma fate attenzione anche all'utilizzo di terra non sterilizzata. Se non trovate lapillo o pomice cercate la perlite espansa, è un materiale inerte che fornisce ottimi risultati per essere miscelato al terriccio torboso con buona caratteristiche funzionali e può essere reperita presso alcuni vivaisti. Potete anche sostituire parte dei materiali inerti con zeolite che, sebbene più costosa, conferisce caratteristiche molto interessanti per la coltivazione delle piante grasse.
Occorre evidenziare tuttavia che alcune specie richiedono un terreno più ricco di humus, altre gradiscono e prosperao meglio se coltivate su un substrato con l'aggiunta di gesso (es. Ariocarpus), altre gradiscono l'aggiunta di argilla, altre ancora gradiscono un terreno calcareo, e così via. Possiamo inoltre aggiungere al substrato e miscelare ad esso piccole percentuali di concimi naturali a lenta cessione quali ad esempio la cornunghia oppure la leonardite. Per approfondire la conoscenza dei substrati per le varie specie vi suggeriamo di visitare l'interessante sito di Elio d'Arcangeli.
Ferocactus sp. in habitat - Immagine di Bureau of Land Management http://www.blm.gov/
Terriccio base per cactaceae
Terriccio base per cactaceae
Lapillo vulcanico
Lapillo fine
Pomice
Pomice
Perlite
perlite
Terriccio torboso fine
Terriccio torboso fine
Argilla espansa
Argilla espansa
Cornunghia
Cornunghia
Materiali
Lapillo vulcanico
Il lapillo vulcanico è un minerale magmatico effusivo naturale del pleistocene che non viene  sottoposto nessun tipo di trasformazione. E' un prodotto che possiede un'elevata superficie a forma alveolare a cellule aperte con una elevata porosità (40-60% rispetto al volume), ha un pH neutro ed una elevata resistenza alla alte temperatura. Il lapillo inoltre è un materiale chimicamente inerte, insolubile, atossico ed esente da silice cristallina. E' inoltre privo di minerali argillosi facendo sì che non presenti il fenomeno della plasticizzazione. E' inoltre, in conseguenza della struttura cellulare dotato di ottima traspirabilità ed isolamento termico.
Pomice
La pomice è un prodotto di eruzioni vulcaniche esplosive formatesi a seguito di una violenta espansione dei gas dissolti in lave di composizione chimica acida. Il rapido raffreddamento della roccia, ha impedito la cristallizzazione della stessa, intrappolando all’interno i gas e generando dei minerali alveolari espansi in maniera più o meno accentuata. In fase di solidificazione infatti, i vapori presenti nel magma, improvvisamente rilasciati, hanno provocato il rigonfiamento dell’intera massa del magma ed è durante questa rapida fase di raffreddamento che si sono determinate le differenze nella struttura fisica dei vari inerti vulcanici. Il magma che ha originato la pomice era costituito da minerali di composizione chimica tale da permettere ai gas disciolti all’interno di espandersi molto rapidamente, così da formare una sorta di schiuma. Il rapido raffreddamento successivo della lava ha determinato il repentino solidificarsi della parte liquida intorno alle bolle di gas generando l’aspetto di schiuma vetrosa della pomice. L’interno della roccia infatti è costituita da un’enorme quantità di canalicoli di diametro medio molto piccolo intercomunicanti fra loro e con l’esterno. Il risultato è un materiale particolarmente leggero che mantiene e regola la giusta umidità del terreno in estate e protegge le piante dal gelo durante l'inverno per la caratteristica dell'ottima traspirabilità determinata dalla struttura cellulare porosa. E' ottima anche per il suo ph sostanzialmente neutro (6,5-7).
Perlite
La perlite è una varietà di roccia vulcanica effusiva compresa nella gamma delle rioliti e delle daciti. La sua proprietà saliente è la capacità di espandersi sino a venti volte rispetto al suo volume originario. E' in prodotto inorganico, stabile e chimicamente inerte. Il suo PH è compreso tra 6,5 e 7,5. La roccia vulcanica utilizzata per la produzione di perlite espansa ha colori variabili. Quella che viene utilizzata è la roccia espansa. La roccia viene sottoposta a temperature tra gli 850 ed i 1.000 °C. In tal modo l'acqua contenuta nella roccia si dissocia e si trasforma in vapore gonfiando le pareti vetrose circostanti ed aumentando così il volume del granulo stesso. Il processo che si è creato è irreversibile e crea delle microcavità che conferiscono alla perlite espansa uno straordinario potere isolante. La perlite espansa è sempre di colore bianco. La perlite espansa è interessante per il coltivatore di piante succulente per le caratteristiche di Ph, praticamente neutro, per la presenza di macropori che consentono una ottima velocità di evaporazione dell'umidità nonchè una elevata traspirabilità, attivata dalla porosità stessa. Inoltre come abbiamo detto la perlite espansa per la caratteristica struttura cellolare, anche in presenza di umidità, mantiene elevate proprietà di isolamento termico. A noi tuttavia non piace utilizzarla in quantità per l'antiestetico colore bianco dei granuli nel terriccio.
Argilla espansa
E' un prodotto ottenuto tramite trattamento dell’argilla a 700 °C. E' un prodotto che incrementa il drenaggio e la aerazione del substrato ed è utilizzata con materiali organici in percentuale del 10-35% per la preparazione di miscugli per vasi. Può essere utilizzata per favorire il drenaggio sul fondo dei vasi.
Sabbia
La sabbia silicea è una roccia sedimentaria clastica sciolta che deriva  dall'erosione di altre rocce tra le quali l'arenaria ed è formata da silicati e quarzi. La sabbia è formata da granuli di dimensioni varie, comunque inferiori a due mmillimetri. La sabbia per l'elevata permeabilità di un suolo sabbioso favorisce la coltivazione di quelle colture che soffrono di un eccessivo ristagno dell'acqua e pertanto può essere proficuamente utilizzata in un terriccio per cactaceae e per piante succulente in modo da evitare ristagni idrici. E’ tuttavia il più pesante di tutti i substrati (1400/1600  Kg/m3) e contiene pochi o nessun elemento nutritivo. E' opportuno tuttavia utilizzare sabbie non troppo fini e non utilizzare sabbie provenienti da ambienti marini che contengono quantità di sali che non consentirebbero una crescita ottimale delle piante. la sabbia di origine marina ha un contenuto elevato di cloruro di sodio e pertanto, prima di essere utilizzata, deve essere sottoposta a lavaggio.
Zeolite
Il termine zeolite è utilizzato pe rindicare 52 specie mineralogiche differenti caratterizzate dall’avere una struttura molto aperta, con cavità che variano dal 30% al 50% del volume del minerale e dalla presenza di canali che collegano tra di loro le cavità del minerale e l’esterno del cristallo. L'aggiunta ai substrati di cultura di zeolite consente fra le altre proprietà la lenta cessione dei componenti nutritivi del terreno quali (azoto ammoniacale e potassio) in modo lento e graduale, aumenta la ritenzione idrica, il grado di aerazione del terreno e la sua permeabilità. Caratteristica delle zeoliti é quella di rendere reversibile all'infinito il processo di disidratazione-reidratazione e di attenuare i picchi positivi e negativi del grado di umidità e della temperatura ambientale. Nel recente studio pubblicato nel 2019 di omenico, Prisa "Zeolititi e substrati per la propagazione di cactus e succulente" si evidenzia come l'utilizzo di zeolititi come correttivo dei terreni e substrati comporta l'"incremento della ritenzione idrica, della capacità di scambio cationico (CSC), della permeabilità e del grado di aerazione dei terreni, solubilizzazione di fosfati tricalcici, neutralizzazione degli eccessi di acidità e riduzione dell’assimilazione da parte delle colture di elementi nocivi (Pb, Cd) e radiogenici (Cs, Sr), debole ma significativa riduzione dell’intensità dell’escursione termica del suolo, importante riduzione della salinità di acque ad uso irriguo". Si evidenzia come "può essere utilizzata nei terricci addizionata al 20% in volume di substrato, ciò garantisce migliora approvvigionamento di acqua e nutrienti, riduzione degli stress idrici e di temperatura, riduzione della compattazione e miglioramento dell’aerazione del substrato, favorisce lo sviluppo di batteri simbionti (Passaglia e Prisa, 2018; Prisa e Burchi 2015a,b; Prisa 2017a,b; Prisa, 2018; Prisa e Castronuovo, 2018).
A tale proposito l'autore propone due tipologie di substrati per la coltivazione dei cactus. La formula generale prevede:
- 4 parti di terriccio universale
- 1 parte di humus
- 3 parti di pomice
- 2 parti di zeolitite a chabasite (granulometria 3-6 mm)
La formulazione alternativa prevede invece:
- 2 parti di terriccio universale
- 2 parti di humus
- 2 parti di pomice
- 2 parti di lapillo
- 2 parti di zeolitite a chabasite (granulometria 3-6 mm)
ed un'aggiunta di: 0,5% spirulina, 0,5% farina di ossa, 0,5% letame pellettato o guano di pipistrello.
Akadama
L'akadama è un'argilla di origine vulcanica prodotta in Giappone. L'akadama viene raccolta e asciugata, riscaldata per rimuovere organismi e parassiti, infine prodotta in diverse granulometrie. Viene usata principalmente in campo bonsaistico ma può essere utilizzata, per aggiungere una componente di argilla al terriccio base. E' utile per esempio aggiungerla al terriccio sul quale coltivare Ariocarpus. L'akadama ha caratteristiche importanti in quanto contiene grandi quantità di minerali, fornisce il giusto equilibrio di acqua, aria e sostanze nutritive trattenendo a lungo l'acqua senza tenere troppo umide le radici. Inoltre ha un Ph sostanzialmente neutro. E' tuttavia un prodotto che raramente viene utilizzato anche per l'elevato costo. Non è in ogni caso necessaria in tutti i tipi di piante succulente.
Cornunghia
La cornunghia è uno dei più antichi concimi organici che viene ottenuto dalla  macinazione e successiva essiccazione delle corna e degli zoccoli di animali (soprattutto bovini). E' un fertilizzante naturale a lenta cessione,  ricco di azoto e di fosforo soprattutto. La cornunghia è infatti molto povera di potassio che è un elemento indispensabile per le piante succulente che deve pertanto essere integrato con le successive fertilizzazioni. La caratteristica più interessante di questo  fertilizzante è il lento rilascio, dovuto alla lenta decomposizione  delle sue componenti (le cheratine), che permette di evitare che le annaffiature dilavino i nutrimenti del substrato.
Leonardite
La leonardite è prodotto di fossile derivato dalla decomposizione minerale della vegetazione che si è formata nel periodo carbonifero.  Il processo di fossilizzazione ha trasformato i resti vegetali in carbonio ed acidi organici. La leonardite é pertanto un ottimo ammendante del substrato di cultura consentendone il miglioramento delle caratteristiche chimico consentendo di assorbire meglio i nutrienti alle piante.
Humus di lombrico
E' un prodotto organico naturale di primissima qualità prodotto da una miscela di letami (bovino, suino, equino) ed altri prodotti vegetali digeriti da ceppi selezionati di lombrichi. Il risultato é un prodotto organico totalmente umificato e ricco di microflora batterica ed enzimi che è anche consentito in agricoltura biologica. L’humus di lombrico è il “terriccio” che meglio si avvicina alle caratteristiche della componente organica che si trova in natura e che rende il suolo più soffice (ha effetto ammendante) e favorisce la capacità del terreno di trattenere acqua, per cui il suolo resta umido più a lungo e richiede meno irrigazione. E' una sostanza preziosa per stimolare la vitalità del terreno (fertilità biologica) ovvero la presenza di microrganismi utili che vivono in simbiosi con l’apparato radicale della pianta. Può essere aggiunto in piccole quantità ai substrati di cultura per le piante succulente.
Marna
La marna è una "roccia sedimentaria clastica, compatta oppure terrosa, talvolta  scistosa, costituita da una frazione carbonatica compresa tra il 25% e  il 75% e da una restante frazione di argille. Con l’aumentare del  contenuto di argille dalle m. si passa alle m. argillose, alle argille marnose, per giungere infine alle argille vere e proprie. Viceversa con la diminuzione del contenuto di argilla dalle m. si passa alle m. calcaree, ai calcari marnosi  e infine ai calcari. Le m. contengono spesso anche granuli di quarzo,  dolomite, scagliette di mica, glauconite, idrossidi di ferro, bitume,  che conferiscono loro colore vario: azzurrastro, giallo, rossastro sino a  bruno. Secondo l’abbondanza dei vari componenti accessori, si  distinguono: m. glauconitiche, m. quarzose, dolomitiche, bituminose. Le  m. sono abbondantemente diffuse e talune di esse sono industrialmente  utilizzate per la fabbricazione dei cementi (m. da cementi), delle calci idrauliche." (Encicolopedia Treccani). Come si vede esistono vari tipi di marna per cui occorre fare attenzione. La marna nella coltivazione delle piante succulente è stata introdotta da Andrea Cattabriga che la ha utilizzata, dopo le osservazioni dei terreni di origine messicani, nella coltivazione di piante rare ed a crescita lenta quali Ariocarpus, Astrophytum e Turbinicarpus, per citarne alcune. E' inoltre apprezzabile per l'effetto estetico che conferisce grande naturalità alle nostre coltivazioni.
Gesso
E' un materiale che può essere utilizzato in aggiunta ai normali substrati per le specie di cactaceae che talvolta crescono bene in natura su terreni molto ricchi di questo materiale come ben si può vedere nelle foto di questa pagina. Può essere utile aggiungere al substrato una percentuale di gesso (diremmo non più del 20%) per alcune specie di Ariocarpus, Aztekium, Geohintonia, Strombocactus e Turbinicapus. Il gesso inoltre ha anche la funzione di abbassare il pH di un suolo troppo alcalino.
Seramis®
Il Seramis® è un’argilla che viene cotta ad alte temperature in modo da conferire ai granuli una grande porosità e leggerezza. Il risultato è un granulato di Seramis che consente di effettuare facilmente operazioni di rinvaso o di radicamenti in tutti i periodi dell’anno. I granuli, grazie alla loro elevata porosità, assicurano l’umidità giusta alla pianta e permettono a qualsiasi tipologia di concime, sia idrosolubile, che liquido che in granuli di permeare l’intero volume del vaso. E' quindi un substrato ideale per coltivare le orchidee, particolarmente le Phaleonopsis, ma anche le piante succulente che necessitano di un substrato ben drenato soprattutto nelle fasi in cui si intende farle radicare.


Per concludere .....
Non esiste un solo tipo di terriccio per le piante succulente, la composizione viene dettata dall'esperienza e dalle conoscenze del coltivatore, ma occorre però tenere in considerazione, nella scelta del substrato di cultura, di alcuni elementi chiave:
Permeabilità: il terreno non deve consentire ristagni di acqua. Il substrato si deve asciugare velocemente. Per valutare ciò occorre anche considerare il contenitore su cui coltiviamo la nostra pianta (il vaso in coccio asciuga più velocemnte di quello di plastica, ecc.). Per questo motivo occorre comunque incorporare una buona percentuale di materiale drenante come lapillo vulcanico, pomice, ghiaietto, tutti materiali la cui granulometria non dovrebbe essere inferiore a 2 mm. di diametro.
Scioltezza: il substrato deve avere una struttura sciolta e porosa, lasciar passare agevolmente l'aria e l'acqua, non asciugare con lentezza, ma neppure troppo velocemente, non contenere troppa sostanza organica. Il terreno deve inoltre assicurare un'ottima ossigenazione alle radici ed al colletto evitando così pericolosi marciumi e consentendo un ridotto uso di fungicidi. Inoltre occorre ricordare che un substrato sciolto facilità molto le operazioni di rinvaso e di ricambio del pane di terra senza causare danni alle radici.  Occorre evitare in buona sostanza substrati che compattano. Fate molta attenzione all'uso di gesso, che talvolta viene consigliato per specie che troviamo anche su terreni molto ricchi di tale materiale in natura (es. Ariocarpus, Aztekium, Geohintonia, Turbinicarpus, ecc.). Non deve anche in questo caso aggiunto allo stato di polvere!
Contenuto in nutrienti: Come abbiamo detto le succulente crescono bene su molti substrati e di solito non hanno hanno grosse esigenze in concimazioni, tuttavia è necessario fornire loro un terriccio da cui possano ricavare i minerali necessari per un corretto sviluppo soprattutto durante la fase vegetativa. Per talune piante che ne richiedono un apporto costante può essere aggiunto nel substrato di coltivazione dei granuli di concime a lenta cessione, preferibilmente con un non troppo alto tenore di azoto. Per la maggior parte delle piante succulente comunque alcune concimazioni nel corso dei periodi vegetativi sono più che sufficienti anche se la pianta è coltivata in terreni poveri di sostanze umifere.
PH (grado di acidità o di basicità): le piante succulente, di norma, crescono bene su un substrato a Ph neutro (7) o leggermente acido (6-6,5), fatta eccezione per le epifite che preferiscono un substrato più acido ed alcune cactaceae messicane che invece lo prediligono più basico. Nella preparazione di un terreno occorre tenere conto che l’assimilabilità degli elementi nutritivi indispensabili alle piante è condizionata dalla reazione. Ferro, manganese, rame e zinco sono influenzati dal pH: un aumento del Ph induce una diminuzione di solubilità e, pertanto, una minore disponibilità per le piante le quali possono manifestare sintomi, più o meno gravi, di carenze nutrizionali: clorosi ferrica, carenza di manganese, ecc.. Al contrario, una diminuzione del Ph (aumento dell’acidità) favorisce la solubilità di questi elementi. Rilevanti sono gli effetti del pH su alcune attività biologiche del suolo. La reazione acida riduce o inibisce numerose attività batteriche, per cui risultano sensibilmente ridotti i processi di azotofissazione, di nitrosazione e di nitrificazione, e favorisce lo sviluppo e le attività dei funghi.
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